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Punteruolo rosso, rimedi e business sfrenato. L'esperienza araba

Convengo internazionale al Circeo: curiosità ed esperienze a confronto per sconfiggere il coleottero ( parassita killer), punteruolo rosso.

palmeLATINA – Esperti di livello internazionale si sono confrontati in un convegno a San Felice Circeo per discutere sulle armi sin qui a disposizione per sconfiggere il temibile Rhynchophorus ferrugineus – coleottero meglio noto come ‘Punteruolo rosso’ -responsabile della distruzione delle palme in mezza Italia. A tener banco l’esperienza maturata nel mondo arabo, dove il rischio di estinzione della palma da dattero ha costretto istituzioni, agronomi e ricercatori a darsi da fare per non vedere distrutto un patrimonio ambientale ed economico – 24 milioni di dattilifere – senza eguali.

RIMEDI E OSTACOLI – Tirando le somme della due giorni sanfeliciana emerge come la vera difficoltà nella lotta al punteruolo rosso sia determinata dalla scarsa collaborazione tra istituzioni ed altri soggetti in grado di risolvere realmente il problema della terribile infestazione. Ciò accade perchè, troppo spesso, a prevalere sono interessi ulteriori, economicamente significativi come vedremo tra poco. Ed in questo contesto si combattono i vari ‘alchimisti’, taluni gelosi delle proprie sperimentazioni, altri più prosaicamente interessati al risultato, e che con pochi euro combattono la loro battaglia. Mentre il business fa passi da gigante alimentato da persone senza troppi scrupoli.

Punteruolo rossoLEZIONE ARABA – Il consesso internazionale è stato organizzato dal Comune di San Felice Circeo, in collaborazione con Green World Consulting, Green Mouse Pest Control Operator e Arpw&d (Association red Palm weevil & disease), l’associazione contro il punteruolo rosso nata due anni fa in occasione di un altro convegno che si è tenuto sempre al Circeo. Numerosi i relatori che si sono avvicendati: esperti dell’Enea e docenti provenienti dalle università del Cairo e Alessandria (Egitto), dell’Arabia Saudita, del Qatar, e degli Emirati Arabi. A tener banco l’esposizione di uno dei metodi considerato più efficace, quello endoterapico propugnato dal fitopatologo egiziano Nabawy Metwaly. Le sue iniezioni sul tronco di un composto vitaminico, con oli naturali ed altro ancora, hanno avuto ottimi risultati sulle palme curate ( quasi il 100% in provincia di Latina, lo stesso per le palme di Roma e Provincia, 557 quelle sanate contro le 566 trattate).

CURIOSITA’ – Ma le diverse esperienze maturate in contesti ambientali e normativi differenziati rendono la lotta al punteruolo assai difficile da combattere. Complicata anche perchè l’insetto muta geneticamente di generazione in generazione, rendendosi sempre più virulento e resistente ai rimedi che l’uomo sperimenta. «Sono in corso studi sul dna del Rhynchophorus – dice uno degli esperti – grazie ai quali è possibile sapere da quale colonia, da quale Comune addirittura provenga un singolo insetto». Tra le altre curiosità emerse si può citare anche l’invenzione della ‘trappola’ per la bestia infestante. Si può usare il feromone per attirarlo, ma in Arabia Saudita si usa anche un semplice…dattero. Come se non bastasse occorre ricordare che il Rhynchophorus attacca in maniera differenziata a seconda della tipologia di palma: per la Canariensis parte dalla chioma, la Dactylifera viene attaccata dal tronco, mentre la Washingtonia sembra più resistente. Insomma, la certezza è che del punteruolo non si sappia ancora davvero tutto, e qualcuno i segreti se li tiene.

RIMEDI NOSTRANI – Tra gli addetti ai lavori presenti al convengo non poteva mancare l’agronomo di Sabaudia Cesare Mancinelli. Senza troppo clamore il suo metodo di ‘imbibizione apicale’ ha salvato tante palme nella città delle dune. Ma la sua esperienza di fitopalogo ora inviso, ora adorato dai Comuni con cui ha avuto a che fare, lo porta amaramente a dire che «manca una vera informazione su questo fenomeno, e gli interessi economici stanno diventando preminenti sull’amore per l’ambiente». E il rimedio del “sor Cesare”, con l’applicazione di principi attivi dall’apice della palma, viene spesso imitato e poi spacciato per altri, magari più costosi. E qui Mancinelli si censura, dicendo però chiaramente che «non c’è un vero interesse a sconfiggere il punteruolo».

BUSINESS – Intorno alla morte dell’esotica essenza si sviluppa un business sempre più esteso. Sostituire una Canariensis morta con una buona – ma che potrebbe morire in poco tempo- può costare anche 10mila euro. Per una pianta malata, poi, ogni singolo trattamento (ed in un anno ne potrebbero servire dai sei agli otto) varia da un costo di 10 sino ad oltre 60 euro. Parliamo di un ‘listino’ ufficioso che può variare di zona in zona, ma che rende bene l’idea. Smaltire una palma nel ‘bio trituratore’ (parliamo di un rifiuto speciale) può costare anche 150 euro a metro lineare. Altro costo è quello per taglio e trasporto di un albero deceduto: per un fusto di cinque metri, rami compresi, taglio e trasporto si aggirano sui 500 euro. Altro fenomeno poco conosciuto è quello dello smaltimento illegale: un privato – ma anche un ente- che non voglia saperne più nulla della sua palma malata spende circa 500 euro per farsela portare via da ditte senza scrupoli. Dove vada a finire quel rifiuto, poi, resta un mistero. Anche se a Latina sono cominciati i primi sequestri di aree dedicate allo stoccaggio di palme senza nessun criterio, contribuendo ulteriormente all’infestazione. Insomma, approfittando della poca attenzione di molti enti locali, e della confusione normativa, c’è chi fa i soldi anche con un banale, ma abbiamo visto resistentissimo, parassita che non ha minimamente voglia di smettere con la sua azione.

Michele Marangon
15 maggio 2010